Una sentenza non basta.

La giustizia per le persone trans* binarie e non binarie è ancora troppo lontana e il caso della Corte Costituzionale ne è la riprova: una sentenza non basta alle persone trans*.

La Corte Costituzionale ha emesso una sentenza (depositata ieri) dopo essere stata investita di 2 quesiti di legittimità costituzionale.
Uno di questi riguardava l’impossibilità di ricorrere ad interventi chirurgici per una persona trans* o non binaria senza l’autorizzazione del tribunale, nonostante la precedente pronuncia giudiziale di affermazione anagrafica del proprio genere.
Su questo punto la Corte ha stabilito l’illegittimità costituzionale della norma di riferimento*. Ciò significa che da oggi sarà possibile iniziare l’iter degli interventi chirurgici senza la necessità di un’ulteriore pronuncia del tribunale per tutte le persone che sono già in possesso di una pronuncia giudiziale, ovvero della sentenza di mutamento anagrafico.

Se dobbiamo rilevare un dato positivo all’interno di questa sentenza, è sicuramente in riferimento a questo primo quesito. Il fatto che ora le persone trans possano sottoporsi agli interventi senza ricorrere al tribunale è comunque un passo in avanti per molte persone. Non dovendo più aspettare anni per modificare il proprio corpo come ritengono opportuno, potranno sottrarsi a sofferenze che prima d’oggi erano “fisiologiche” di un iter lento ed ingiusto.

Il secondo quesito trattava la possibilità di veder riconosciuto nei documenti di unə cittadinə il genere non binario. Sul punto la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso effettuato.

“L’eventuale introduzione di un terzo genere di stato civile avrebbe un impatto generale, che postula necessariamente un intervento legislativo di sistema”.
Non serve specificare che quel sistema sul quale è necessario intervenire, per sua cultura e natura, estromette e marginalizza tutte le persone che non rientrano nella fotografia binaria della società. Serve invece ribadire che, nonostante il riconoscimento da parte della Corte dell’esistenza delle persone non binarie (e grazie), questa pronuncia non può dirsi in alcun modo rivoluzionaria. Questo sistema (sociale, giudiziario, legislativo, etc.) non può non “accorgersi” dell’innegabile esistenza delle persone non binarie. Deve riconoscere l’esistenza di tutte le vite fuori da quel “maschile” e “femminile” costruito per secoli, ma si rifiuta di riconoscerne la dignità, i diritti e le tutele.

Per questo, una sentenza non basta alle persone trans*. È necessaria una riforma dell’intero assetto culturale, sociale e legislativo. Se le leggi non parlano di tutte le persone, non tutelano nessunə. Se le persone trans* binarie e non binarie non sono tutelate, nessunə di noi lo è davvero. La liberazione e i diritti esistono solo attraverso la lotta collettiva.

 


Sostienici

Donazioni

Diventa volontario

Volontari

Roma Pride

Roma Pride

Rainbow Line

Rainbowline

Ultime notizie