Lə studentə e in general lə ragazzə non subiscono più in silenzio, anzi si fanno sempre più sentire nelle proprie rivendicazioni e recriminazioni. Dopo le proteste sul trattamento delle persone trans, che ha portato all’adozione della carriera alias in molte scuole, si sono verificati di recente due episodi di misoginia e omofobia.
Al Liceo Righi di Roma una studentessa di 16 anni, “colpevole” solo di aver scoperto per qualche minuto la pancia, è stata offesa dalla sua professoressa, che le ha chiesto “Stai sulla Salaria?”, dandole così della prostituta. Un ex professore della stessa scuola è intervenuto via Facebook sulla questione invocando “una preghiera, anche laica, per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come tr…”. Immediata la dimostrazione di solidarietà dellə colleghə della studentessa, che hanno manifestato davanti alla scuola scoprendo il ventre.
Al Liceo Pedrocchi di Pistoia invece gli studenti hanno denunciato comportamenti “omofobi, razzisti e fascisti” di due docenti, uno dei quali ha schernito uno studente apertamente gay, esclamando in classe “quando faremo un party con donne e alcol, lui non lo portiamo perché si mangia tutte le salsicce”.
Se il pregiudizio, l’arroganza e la violenza frutto della culturale patriarcale e del maschilismo tossico sono purtroppo duri a morire, nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, conforta vedere che le nuove generazioni hanno uno forte spirito battagliero e sono pronte alle lotta per far valere i propri diritti e pretendere il rispetto che meritano.
Come associazione lgbtqia+ siamo vicini a questə studentə e offriamo tutto il nostro supporto a chi in futuro denuncerà episodi simili. È fondamentale che lə primə a educare alle differenze e all’autodeterminazione siano lə insegnantə, perché la scuola non deve più essere teatro di discriminazione ma al contrario contribuire alla costruzione di una società più aperta a tuttə.