È ripresa la causa intentata dal Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli” contro Silvana De Mari, nota per la crociata contro il mondo lgbtqia+ che porta avanti ormai da troppi anni. Oggi infatti si è aperto il processo di appello per diffamazione ai nostri danni, dopo che De Mari era stata condannata in primo grado per aver usato termini come “pedofilia, necrofilia e coprofagia” descrivendo la nostra realtà e l’intera comunità lgbtqia+.
L’imputata, qualificandosi come “chirurgo e psicoterapeuta” aveva affermato di aver “visto le catastrofi” provocate dalla cosiddetta ideologia gender. Non possiamo accettare che si parli di noi e della comunità in questi termini offensivi e ignoranti e non ci arrenderemo mai davanti a questi tentativi di delegittimarci, offenderci e mettere in dubbia la dignità della nostra associazione, che ha come unico scopo la promozione dei diritti lgbtqia+.
Gli omofobi seguano con attenzione il caso, perché devono imparare la lezione: ogni volta che si esprimeranno in questo modo saranno costretti a pagarla cara. Continueremo infatti a portare in tribunale chi pensa di poter parlare in questo modo di cittadin* che non fanno niente di male e non violano alcuna legge. Siamo stuf* di subire ingiustamente questo trattamento infamante, è arrivato il momento di lanciare un segnale forte.
In assenza di una legge che ci tuteli, speriamo allora che la condanna sia confermata anche in appello per poter mettere a tacere chi vuole continuare a denigrarci.