Qatar 2022: stop all’omofobia nello sport

Il mondo lgbtqia+ inorridisce di fronte alle dichiarazioni ipocrite e omofobe di Nasser Al Khater, presidente del comitato organizzatore dei Mondiali di calcio in Qatar 2022. Le sue parole sono arrivate in risposta alle preoccupazioni del calciatore Josh Cavallo, il quale, dopo aver fatto coming out, dovrebbe partecipare a un torneo che si svolge in una nazione in cui l’omosessualità è ancora considerata reato e perseguita.

Josh Cavallo sarebbe il benvenuto in Qatar, nessuno è insicuro da noi. Ma vanno evitate pubbliche manifestazioni d’affetto, che sono disapprovate. È l’unica indicazione da rispettare, per il resto tutti possono vivere la propria vita”: queste gravissime dichiarazioni sono inaccettabili e lo sono ancora più nell’ambito di un evento sportivo che riunisce persone provenienti da ogni parte del mondo e di ogni orientamento sessuale, la cui dignità non deve essere lesa in alcun modo per mera convenienza economica.

Il calcio e lo sport in generale dovrebbero promuovere i valori dell’inclusione, dell’accoglienza e della diversità, e non quelli della paura e della repressione. Chiedere a tifosi e atleti di separare il piano pubblico e quello privato non è degno di una società civile libera da discriminazioni.

Chiediamo quindi che il Qatar e il comitato organizzatore dei Mondiali 2022 facciano marcia indietro e rispondano con convinzione a queste affermazioni, permettendo lo svolgimento di un evento che sia davvero aperto a tutti e tutte.

Le istituzione e il mondo dello sport italiani, inoltre, devono farsi sentire e prendere una posizione netta contro l’omofobia e ribadire i valori universali del calcio e dello sport e che aderiscano alla nostra campagna di sensibilizzazione e le iniziative sull’argomento che realizzeremo a breve.

Chiediamo un incontro con i vertici del Coni e della FIGC per affrontare insieme questa situazione e il problema dell’omofobia strisciante che ancora oggi rende il coming out degli sportivi impossibile o sottoposto a un forte pregiudizio. Reputiamo che sia arrivato il momento di aprire una conversazione sull’invisibilità nel mondo dello sport delle persone lgbtqia+, che ancora oggi faticano a vivere in modo sereno e aperto la propria sessualità.

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