Più forte della transfobia: Valentina Petrillo, “la gazza ladra” delle paralimpiadi ha già fatto la storia per tutt3.
Valentina Petrillo è la prima atleta transgender paralimpica a gareggiare in una competizione femminile internazionale. Una professionista ed una sportiva che ha scoperto la sua vocazione giovanissima, come spesso accade a chi fa di quella vocazione una professione. Non a tutt3 però succede di essere arginat3 in questo percorso da subito, scartat3 alle selezioni non per performance sportiva ma per altro.
Questo “altro” per le persone trans* è però la propria vita. L’identità e la dignità che molt3 di noi spesso danno per scontata come semplice espressione di sé, a causa di un privilegio che oggi più che mai è necessario rilevare, vedere, mettere a servizio. Questo “altro” è esistere per chi si è da sempre.
Dai “corri come una donna” delle prime selezioni, fino ad una intera carriera nell’atletica maschile alla quale ha rinunciato nel 2018, quando gareggiare in un ambiente che non le apparteneva era diventato insostenibile, “una violenza”.
La forza di Valentina Petrillo, atleta transgender paralimpica, è la forza che troppo spesso la storia richiede alle persone trans*: aprire la strada, essere le prim3, non spezzarsi nonostante tutto ed arrivare a un traguardo che non appartiene a una pista d’atletica.
Il prezzo di esistere e di far esistere altr3 con te e dopo di te. Vogliamo una società in cui le persone trans non debbano pagare questo prezzo. Dobbiamo agire collettivamente per realizzare questo obiettivo.
Prenderci la responsabilità di lottare e costruire una società in cui le persone trans* non devono essere continuamente quella prima pietra di rivolta, di cambiamento e di giustizia. Dovremmo far sì che le giovani persone trans* possano scoprire predilezioni, passioni e professioni senza attraversare prima prove di fuoco e di violenza, senza dover sfidare la transfobia in ogni ambito della loro vita.
Per noi e per la comunità LGBTQIA+ Valentina Petrillo ha già vinto.
Dobbiamo chiederci quante persone non sono in gara, non si avvicinano allo sport o a tanti altri ambiti a causa dell’odio. Dobbiamo chiederci quanto noi ogni giorno facciamo per preparare la strada alle persone della comunità trans, quanto ci spendiamo nella lotta. Quante volte siamo stat3 la prima pietra di rivolta per la vita di qualcunə.