Come se non fosse già piombata da tempo in un medioevo oscurantista di qualsivoglia diritto civile, in Russia far parte del movimento e dell’attivismo LGBTQIA+ è ufficialmente equiparato al terrorismo.
Da novembre, quando la Corte Suprema Russa aveva dichiarato estremista il cosiddetto “movimento pubblico internazionale LGBTQIA+”, abbiamo assistito a decine di retate, casi di violenza e repressione feroce nei confronti dell3 appartenenti o simpatizzanti alla comunità.
Con l’annuncio del Servizio federale di monitoraggio finanziario della Federazione Russa, il Rosfinmonitoring, il recentemente rieletto Vladimir Putin potrà congelare i conti bancari di individui e associazioni incolpevoli, rubricate come estremisti solo perché lottano al fine di rivendicare i diritti di tutte le persone gay, lesbiche, trans* e queer.
“La situazione in Russia era già gravissima da anni ma dopo gli ultimi sviluppi è diventata semplicemente inaccettabile e ingiustificabile. Le autorità russe stanno colpendo la comunità LGBTQIA+ con una ferocia inaudita che nega i principali diritti fondamentali ed estende la discriminazione a praticamente ogni campo della società”, ha commentato Mario Colamarino, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
“È tristemente paradossale che il recente attentato presso la Crocus City Hall di Mosca, rivendicato da Isis K, sia equiparato a una manifestazione in piazza per i diritti delle persone LGBTQIA+. Il nostro sostegno va tutto all3 attivist3 russ3, cacciat3 e vilipes3 come terrorist3, e chiediamo che la comunità internazionale intervenga per porre fine a questa strage costante cui assistiamo inermi”.