Con 159 voti a favore, 22 contrari e 12 astensioni è stato approvato in Parlarmento l’emendamento alla legge sull’istruzione nazionale: il cappio della-destra europea strozza i diritti LGBTQIA+.
Il testo vieta “la propaganda, la promozione o l’incitamento in qualsiasi modo, direttamente o indirettamente, nel sistema educativo di idee e punti di vista relativi all’orientamento sessuale non tradizionale e/o all’identità di genere diversa da quella biologica“.
La legge ha un unico scopo: criminalizzare la rappresentazione e l’esistenza stessa di tutte le vite della comunità LGBTQIA+. Più in generale, atti normativi di questo tipo si inquadrano in un disegno ideologico più ampio che vorrebbe vedere estirpato tutto ciò che non è conforme alle politiche sociali della destra conservatrice. Il cappio reazionario di governi europei come l’Ungheria, la Polonia si stringe attorno ai diritti umani, una privazione alla volta.
Le parole del nostro presidente Mario Colamarino:
“Cosa resta dei valori e dei principi cardine dell’UE come la libertà, l’uguaglianza e i diritti umani se nel 2024 siamo testimoni di regressioni sociali e normative che, invece di espandere le situazioni e le tutele dell3 cittadin3, comprimono i diritti fino a strozzarli, a dissolverli nella violenza che ha forza e approvazione istituzionale? La società tutta deve smettere di credere possibile una separazione tra la condizione delle tutele e dei diritti della comunità LGBTQIA+ e quella delle altre persone. Se un Paese, uno spazio, un luogo non è sicuro per noi significa che viviamo ancora in un mondo che distingue in vite di serie a e di serie b, vuol dire tentare di nascondere sotto al tappeto un mostro che oggi più che mai siede ai vertici dei luoghi di potere.
Non esiste nascondiglio abbastanza grande per gli orrori e per l’odio che vediamo ancora nelle nostre strade, nelle stesse istituzioni. Il caso bulgaro è più italiano di quanto si possa pensare, basta ascoltare le dichiarazioni del governo attuale per comprendere la totale aderenza a queste politiche violente contro le persone marginalizzate.
Se il nostro Paese, se l’UE non è uno “stato di diritto” per la nostra comunità, non lo è per nessunə.”