Il caso di Sonia sia un segnale per riaprire il dibattito sulla Gpa

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per aver negato a Sonia, bambina nata in Ucraina con l’ausilio della Gpa, la possibilità di essere riconosciuta dal padre biologico e dalla madre intenzionale. La piccola ha così dovuto vivere da apolide per quattro anni, senza poter accedere ai diritti fondamentali che spettano a unə qualunque cittadinə italianə.

Mentre nel nostro Paese il governo evita accuratamente di aprire il dibattito sulla gestazione per altr3, preferendo passare ideologicamente e barbaramente per la strada del famigerato “reato universale”, le istituzioni europee pongono l’attenzione sulle reali problematiche che questa violenta ingiustizia causa alle famiglie, che siano arcobaleno o meno.

L’ennesimo segnale forte da parte dell’Europa in merito al rispetto e all’attenzione verso i diritti in Italia, dopo le parole della statunitense Nancy Pelosi, che dopo aver incontrato Giorgia Meloni ha dichiarato di trovare “problematico il modo in cui si occupa delle minoranze e dei diritti della comunità Lgbtq”.

Continuiamo a chiedere con forza che il Parlamento inizi a lavorare su una legislazione più inclusiva in merito alle pratiche di procreazione medicalmente assistita, invece di cedere agli attacchi di retroguardia della maggioranza che ci affiancano ai Paesi più arretrati e conservatori: quando la società civile si dimostra più progredita delle forze politiche che la rappresentano è il caso di fare un passo indietro e accoglierne le richieste.

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