Parlare di salute mentale è fondamentale e negli ultimi tempi sembriamo tutt3 essere d’accordo su questo. Ma riconoscere come la salute mentale della comunità LGBTQIA+ sia maggiormente a rischio è ancora un tabù, spesso vista come la “solita esagerazione”.
Minimizzare l’impatto della violenza sistemica e delle discriminazioni che colpiscono duramente la comunità LGBTQIA+ e i loro devastanti effetti sul benessere psicofisico delle persone è qualcosa che non possiamo più ignorare come società.
Oggi è la giornata mondiale della salute mentale ed è giusto porre un riflessione sul tavolo delle tante cose che verranno scritte e dette.
Le persone queer sono esposte a sfide mentali e psicologiche in maniera sproporzionata rispetto al resto della popolazione. Studi recenti mostrano che quasi il 50% delle persone LGBTQIA+ affronta episodi di depressione nel corso della vita, una percentuale significativamente più alta rispetto al 20% della popolazione generale (Human Rights Campaign, 2023).
Non si tratta solo di numeri. Dietro a queste cifre ci sono vite spezzate dalla violenza omofobica e transfobica, dal rifiuto familiare e dalle discriminazioni istituzionali. La mancanza di un adeguato supporto aggrava una situazione già drammatica: le persone LGBTQIA+ hanno quattro volte più probabilità di tentare il suicidio rispetto ai loro coetanei eterosessuali (National Alliance on Mental Illness, 2022).
Ogni suicidio è una sconfitta per la nostra società, ma ogni suicidio queer è un crimine partecipato dallo Stato. Ogni giorno che passa senza affrontare lo stigma verso la salute mentale della comunità LGBTQIA+ è un giorno in più di silenzio complice. È il momento di rompere questo silenzio.
La lotta contro lo stigma e le discriminazioni deve essere una priorità, non solo nella giornata mondiale della salute mentale. La salute tutta è un diritto umano che deve essere garantito. Uniamoci per combattere lo stigma e sostenere la comunità, creando spazi sicuri e accoglienti per tutt3.
