La Corte d’Appello di Roma affonda il cosiddetto decreto Salvini del 2019, che stabiliva come sulle carte d’identità dei minori dovesse essere indicata obbligatoriamente la dicitura “madre/padre”.
Un provvedimento nato con l’evidente scopo di attaccare le famiglie arcobaleno e che già dal Tribunale di Roma in prima sentenza era stato riconosciuto come a rischio di “reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico”.
Oggi la Corte D’Appello ha quindi stabilito che nei documenti dell3 minorenni non possono essere indicati dati personali diversi da quelli che risultano nei registri dello stato civile. Se unə bambinə è statə adottatə da due donne, per esempio, sulla sua carta d’identità dovranno comparire le due madri, con la dicitura “genitori” o altro rispondente al loro genere. E non – come falsamente diffuso ai tempi dalla politica e dalla stampa connivente – l’assurda dicitura di “genitore 1 / genitore 2”, altra fake news della propaganda estremista al pari della famigerata “teoria gender”.
Concordiamo con il commento di Vincenzo Miri di Rete Lenford: bisogna far sì che il decreto sia annullato quanto prima, e siano garantiti davanti alla legge i diritti di tutte le famiglie dato che ora le coppie di madri o padri devono passare per le aule del tribunale per richiedere una carta d’identità rispondenti ai documenti ufficiali.
“Ci troviamo di fronte a un Governo così intossicato dal proprio odio ideologico da produrre dati falsi che potrebbero provocare imbarazzi e fastidi a coloro che viaggiano all’estero”, afferma il presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Mario Colamarino. “La follia di uno schieramento che propugna il rispetto ferreo delle regole, e poi le viola per puro estremismo, rappresenta il fallimento della politica ed è indegno di uno Stato civile come l’Italia”.