L’Italia è un Paese fondato sul patriarcato e le emergenze, e quando ci sono emergenze ecco spuntare i provvedimenti emergenziali.
Dopo il clamore provocato dalla morte di Giulia Cecchettin, il Senato ha approvato in via definitiva il ddl Roccella, già discusso in Camera a fine ottobre, con un’accelerazione provocata probabilmente dalla rabbia che circola sui social.
Purtroppo il disegno di legge si concentra quasi esclusivamente su tutto ciò che riguarda la tutela delle vittime di violenza e il rafforzamento delle norme di prevenzione già esistenti – che, sia chiaro, sono assolutamente ben accette – mentre regala un contentino rispetto al focus delle richieste del movimento LGBTQIA+ in merito all’introduzione dell’educazione all’affettività, all’emotività e alla sessualità.
Il testo infatti prevede che il governo si impegni a “valutare l’opportunità di inserire nei programmi scolastici, con il pieno coinvolgimento dei genitori, a partire dalla scuola secondaria di primo grado, l’educazione al rispetto, anche attraverso una formazione emotivo sentimentale“.
“Un passo avanti e due indietro: con questo provvedimento il governo Meloni si riconferma espressione della medesima cultura patriarcale che si cerca di eradicare non soltanto per fermare i femminicidi, ma anche per costruire una società più giusta”, ha commentato Alessandra Ceccotti, vicepresidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
“Come previsto il ddl Roccella si concentra sul lato repressivo della soluzione e lascia vago e indefinito l’impegno nelle scuole, peraltro circoscrivendo l’azione all’età adolescenziale, mentre come sappiamo bisogna educare al rispetto sin dagli anni infantili. Chiediamo con forza che si ritorni sul testo e si attui quanto prima un’opera informativa adeguata. Non servono motivazioni complesse, basta ricordare un semplice dato: una ogni tre giorni”.
