Roma, ignorate nuovamente le famiglie lgbtqia+

Due madri in Francia, una in Italia. La coppia non ha avuto alcun problema nell’ottenere il riconoscimento del bambino avuto in Francia tramite procreazione assistita, mentre a Roma sono finite in una situazione surreale.

Rivoltesi al sindaco Roberto Gualtieri per chiedere la trascrizione dell’atto di nascita, al fine di proteggere “l’identità personale e familiare” del figlio, le due donne si sono viste accontentare a metà: solo la madre che ha partorito è stata infatti riconosciuta come genitrice.

Gualtieri ha affermato di aver rispettato le istruzioni del Ministero dell’Interno in merito alla trascrizione di atti con genitori dello stesso sesso. Tuttavia, oltre all’evidente discriminazione del diniego, la decisione di Gualtieri va contro tre sentenze della Cassazione (l’ultima del 2021) sulla trascrizione di atti esteri. Inspiegabilmente il sindaco ha invece scelto di non assumersi le proprie responsabilità politiche per sottostare ad arbitrarie imposizioni del Ministero.

Come ormai troppo spesso accade nel nostro Paese, alla due madri non resterà che rivolgersi al Tribunale, per vedere riconosciuti, con i tempi e i costi della giustizia italiana, i propri diritti più elementari. Nonché una famiglia che invece in Francia è già tale agli occhi dello Stato.

A seguire il caso Vincenzo Miri, presidente di Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI+. In una nota l’associazione ha dichiarato “che da ormai sei anni la Corte di cassazione ha respinto la posizione del Ministero dell’Interno e ha addirittura giudicato ‘impellente’ la continuità e la conservazione dello stato di figlio acquisito all’estero”.

Da mesi le associazioni del mondo lgbtqia+ attendono un segnale forte da parte del sindaco, che durante la campagna elettorale aveva promesso di istituire un Ufficio per i diritti lgbtqia+. Avevamo chiesto anche un incontro al sindaco sul punto e auspichiamo che l’Ufficio possa presto diventare operativo.

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